Disturbo Borderline di personalità: cenni su origine e sviluppo di una vita “al limite”

Dichiarata sana e rispedita nel mondo.
Diagnosi finale: borderline recuperata.
Che cosa voglia dire ancora non l’ho capito.
Sono mai stata matta? Forse sì. O forse è matta la vita.
La follia non è essere a pezzi o custodire un oscuro segreto.
La follia siete voi o io, amplificati: se avete mai detto una bugia e vi è piaciuto, se avete mai desiderato di poter restare bambini in eterno…
Non erano perfette ma erano amiche mie.
Negli anni ’70 quasi tutte erano uscite e vivevano la loro vita. Alcune le ho riviste altre no.


Questo l‘epilogo di un celebre film “Ragazze Interrotte”, diretto da James Mangold del 1999. 
Nel linguaggio comune l’aggettivo borderline è molto usato nella popolazione giovanile e significa qualcosa “con valori al limite della norma”. 
Se tuttavia ci soffermiamo attentamente sul disturbo Borderline di personalità capiremo che è una entità molto più complessa ed articolata, con caratteristiche peculiari e definite.
Secondo Liotti la teoria della disorganizzazione dell’attaccamento all’origine del DBP riuscirebbe ad unificare teorie apparentemente inconciliabili come quella psicoanalitica di Kernberg (1975) e quella cognitivo-comportamentale di M. Linehan.
Entrambi hanno trattato esaurientemente questo tema partendo da due diverse basi concettuali: secondo Kernberg alla base si ha una rappresentazione scissa e non integrata di sè e degli altri; per M. Linehan il DBP presenta un deficit nel sistema di regolazione emozioni per cui queste ultime vengono espresse con una intensità eccessiva.
Lorna Smith Benjamin, psicoterapeuta americana, ha individuato precisi scenari di esperienze vissute durante l’infanzia che si collegano ai disturbi di personalità e Luigi Cancrini ha confermato con i suoi studi queste associazioni.
Per quanto riguarda l’infanzia borderline la quotidianità è vissuta come “una telenovela”; prevalgono il caos, padri assenti, infedeltà, esperienze di violenza, abuso di alcol e/o sostanze, tentativi di suicidio: in questo scenario che può cambiare da un momento all’altro e senza preavviso il bambino per sopravvivere è abituato ad agire di impulso.
Il maltrattamenti e l’abuso lasciano cicatrici, “wounds”, come scrive Martin Teicher (2000), che difficilmente potranno rimarginarsi. Soprattutto il dolore vissuto nei primi anni di vita induce segni profondi.
Nell’infanzia borderline troviamo discontinuità nella sfera affettiva, si alternano cure ad abbandoni da parte delle figure di riferimento; l’amore è autentico e potente, ma inaffidabile.
Questi bambini per poter esser visti ed ottenere cure ed affetto capiscono presto che devono mostrare di stare male.
La discontinuità delle cure date al bambino creeranno in lui da un lato la ricerca attiva della figura di riferimento, dall’altra rabbia: Cancrini definisce questa ambivalenza “conflitto di realtà”.
Possono esser vittime di abusi perché si affidano totalmente all’altro nella speranza di una vicinanza affettiva.
Dagli studi sull’attaccamento (Liotti e Farina, 2011) una relazione traumatica con le figure di attaccamento in tenera età che dovrebbero garantire protezione ed amore invece non lo sono è capace di creare più danni nello sviluppo futuro del bambino rispetto a traumi di tipo catastrofico naturale, come il terremoto o lo tsunami.
Di fronte ad esperienze infantili di questo genere, precursori di un futuro sviluppo adulto patologico, è quanto mai determinante la precocità dell’intervento terapeutico, come sosteneva Paulina Kernberg, studiosa di patologie della personalità in bambini e adolescenti (Kernberg, Weiner, Bdenstein, 2000).
Come evolverà il futuro paziente Borderline? 
La sua personalità sarà caratterizzata dall’instabilità delle relazioni interpersonali a causa di impulsività e repentini sbalzi di umore.
Non appena verrà percepito un minimo cenno di abbandono, critica o rifiuto si manifesterà l’impulsività attraverso scatti di rabbia, sregolatezza alimentare, shopping compulsivo, sessualità promiscua, abuso di alcol e/o droghe, gesti autolesivi fino a tentativi di suicidio. 
La visione del mondo sarà scissa in “bianco e nero”: niente mezze misure, le persone da idealizzate passano velocemente alla svalutazione completa, “buoni-cattivi”.
A livello del Sè si sentono fragili e predominante è il senso di vuoto, stabiliranno relazioni di totale dipendenza dagli altri che divengono così indispensabili.
Come tutti i disturbi di personalità sono egosintonici quindi chi ne è affetto non ricerca aiuto, perché non è lui a sbagliare, ma sono il mondo e gli altri ad avercela con lui, in una ideazione paranoide e persecutoria.

A cura della dottoressa Martina Perini 

Riferimenti Bibliografici
Cancrini L., La cura delle infanzie infelici. Viaggio nell’origine dell’oceano borderline, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012.
Kernberg O.F., Borderline Conditions and Pathological Narcissism, Aronson, NY,1975 (trad. it.: Sindromi marginali e narcisismo patologico, Boringhieri, Torino, 1978).
Kernberg, P., F., Weiner, A.S, Bardenstein, K.K., Personality Disorders in Children and Adolescents, Basic Books, NY, 2000 (tr. it. I disturbi della personalità nei bambini e negli adolescenti, Fioriti, Roma, 2001).
Linehan M. M., Cognitive-Behavioral Treatment of Borderline Personality Disorder. Guilford, New York 1993 (trad. it.. Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline, Cortina, Milano, 2001).
Liotti, G., Farina, B., Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia dellla dimensione dissociativa, Raffaello Cortina, Milano, 2011.
Liotti G., Il nucleo del Disturbo Borderline di Personalità:un’ipotesi integrativa “PSYCHOMEDIA
Telematic Review”.
Mucci C., Ripetizione traumatica e messa in parole del dolore, “Ecologia della Mente”,vol 40, n. 1, 2017.
Smith Benjamin L., Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, Roma, LAS,1999.
Teicher, M.H., Wounds that time won’t heal: the neurobiology of child abuse, In “Cerebrum: The Dana Forum on Brain Science”, vol. 4, 2, pp. 50-67, 2000.
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